Quelli che vogliono riportare indietro Napoli

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clacson Preso pari pari dall’Unità: non mi sento di poter aggiungere altro, a parte che si é sempre parlato di grandi progetti e grandi cose per Napoli e che FORSE (e sottolineo e ribadisco il FORSE) il fatto che i Cantieri aperti ci siano, che si muovano, si evolvano, si chiudano… FORSE vuol dire che tra qualche anno alcuni degli attuali numerosissimi problemi della mia città saranno risolti.

Fino ad allora, “mano sul clacson” e “iastemma pronta”: siamo pur sempre a Napoli, podere della Camorra, del Traffico Asfissiante, dell’Inquinamento Incivile, del Soppruso-Abuso-Colluso, dell’Ubi-Maior, del Semaforo-senza-senso (io sono cieco, non faccio testo ;) ).

«No, non è che a Napoli non si può vivere. Diciamo che a Napoli si malecampa». Un po' di fusion di dialetti, un pizzico di filosofia e la sintesi del barista alla stazione è fatta: a Napoli si vive male. Malissimo. Se non si è adeguatamente preparati, l'impatto con piazza Garibaldi può essere uno choc letale: traffico fermo, bancarelle di pakistani e cinesi che vendono di tutto, l'aria ammorbata dai bus in sosta e coi motori accesi in attesa dei passeggeri per le province del Sud. «La fila disordinata dei taxi. Sotto i portici le russe che aspettano un ingaggio da badanti. Oggi non si cammina. E questa non è una novità. E non si respira. La gente è nervosa. Incattivita. La città sembra non avere più fiducia nel futuro. «A Napoli si verificano quasi il doppio degli omicidi dell'intero Canada e il 30% delle rapine di tutta Italia». Lo ha scritto Jacopo Fo nel suo libro «Napoli nel sangue». Un atto di dolore ma anche di amore per una città che lo ha colpito a morte. Un anno fa la malanapoli gli uccise a bastonate il suocero: una rapina da pochi soldi. Eppure, Fo ha saputo vedere e raccontare anche il bene: quello della Napoli del volontariato che si impegna a Scampia e nei quartieri del disagio. Che produce e che resiste. Nonostante tutto. Napoli a due facce? No: a mille facce. «Un posto dove non si dorme mai da soli, in mezzo a un rumore apocalittico. Perché è una città che aiuta a sciogliere se stessi nell'ambiente che ci circonda, come una saponetta in una vasca da bagno». Dan Hofstadter è venuto sotto il Vesuvio, è stato rapito dalle bellezze della città e ha scritto A romance of Naples. Ognuno vede e narra la città a modo suo. C'è il dolore infinito dell'innamorato tradito e la meraviglia, ingenua e velata di razzismo, del "molto pittoresco". I drammi dei napoletani, però, restano. "Napoli, città bloccata". L'economista Mariano D'Antonio, napoletano nato a via Trinità degli Spagnoli, Napoli la racconta così nell'ultimo capitolo del suo bel libro Percorsi di libertà. Città bloccata, aggiunge il cronista, nell'attesa del nuovo che verrà. Che è sempre sul punto di arrivare e sempre rischia di essere trascinato in fondo, nel buio di una arretratezza che sembra eterna. Paolo di Lauro, Ciruzzo 'o milionario, era uno dei padroni della droga. Lo hanno arrestato e processato tre giorni fa: trent'anni di galera. La camorra sconfitta? No, perché pochi giorni dopo inizia un'altra guerra. Un morto, ucciso dentro un ospedale. E l'incubo continua...
Piazza Garibaldi è un inferno, certo, ma al suo centro, come un cratere che vomita fumo, c'è l'enorme cantiere della metropolitana. Quando i lavori saranno finiti Napoli sarà una città normalmente moderna. Con meno traffico, meno inquinamento, spostamenti più rapidi. Via Marina è la strada che corre parallela e conduce al centro e al Porto. Un percorso di guerra, corsie preferenziali bloccate, tram scassati. Ma quando i lavori per il suo rifacimento (18 milioni di euro già stanziati) saranno finiti, al posto del caos ci sarà un boulevard. I disegni visti al computer lo mostrano pulito, i tram nuovi, le palme ai lati della strada, le passeggiate. Come in una moderna città europea di mare. E Scampia, il Bronx delle Vele e dei 54 morti per la guerra di camorra. Oggi non ci andate, per carità. Domani, fra tre anni, nel 2008, sì. Quando al posto della vela H (quella abbattuta dal Comune quando sindaco era Antonio Bassolino) nascerà un gioiello: la nuova facoltà di Medicina. L'ha disegnata Vittorio Gregotti, i soldi ci sono: 25 milioni di euro. Tremila studenti, aule, laboratori, verde: ventimila persone che gireranno attorno a quel polo di studi e ricerca. Ragazzi, ricercatori, medici, infermieri. Lavoro e intelligenza: una barriera contro i malacarne della droga e delle camorre. E Napoli Est, una delle ex zone industriali più grandi d'Italia. Oggi un'area buona per il set di un film sul Viet-Nam di Oliver Stone. Più di 400 ettari inquinati e sfregiati dalle raffinerie. In quell'area la multinazionale Q8 si è impegnata a partecipare ai progetti di bonifica e di rilancio insieme a Comune e Regione. Dove oggi ci sono le enormi cisterne di petrolio nascerà una Cinecittà della fiction, un centro sportivo, un museo di archeologia industriale. Poli commerciali e di servizio e spazi per cinquanta piccole imprese di qualità per 1200 posti di lavoro. E un acquario finanziato dai genovesi Costa disegnato dall'architetto Norman Foster. Avrà, dicono, la forma del Vesuvio capovolto. Ma per riconquistare completamente Napoli Est alla città occorreranno vent'anni. E soldi: almeno mezzo miliardo di euro. Napoli tra presente e futuro. Napoli eternamente in bilico: è questa la città dove si confrontano Rosa Russo Iervolino e Franco Malvano. L'ex sindaco e l'ex questore. Rosetta che ha tentennato fino all'ultimo prima di ricandidarsi e che ha denunciato il "fuoco amico" dei partiti della sua litigiosa coalizione. E l'ex questore che a destra in pochi volevano veramente. I sondaggi - per quello che possono ancora valere - dicono che per la prima volta dal 1993, il centrodestra può sperare di vincere. Certo, alle politiche di aprile i numeri sono stati una catastrofe per Berlusconi & soci. Centrosinistra alla Camera al 56,66% (54,63% Senato), centrodestra 43,11 (al Senato 44,09). Ma l'ultimo rilevamento vuole i due candidati praticamente appaiati: Iervolino oscillante tra il 40 e il 44% (centrosinistra al 55,2), e Malvano tra il 40 e il 44 (con le liste di centrodestra al 42,5). Si va al ballottaggio, come cinque anni fa. Ma questa volta, gongolano a destra, con Rosetta che ha meno voti della sua coalizione. Consensi rosicchiati dal terzo incomodo: Marco Rossi Doria, il maestro di strada che con la sua lista "Decidiamo insieme" viene stimato tra l'8 e il 10%. Voti raccolti nel disagio che in questi anni è maturato anche a sinistra. Sì, Berlusconi è sicuro di farcela. E di dimostrare che è iniziata la sua riscossa. Per questo si è candidato capolista a Napoli. Manifesti con lo sguardo sorridente e sullo sfondo il Vesuvio. È venuto e tornerà a chiudere la campagna elettorale. E ha pure minacciato i napoletani: «Se perdo non mi vedrete più». Pizza, mandolino, putipù e scetavaiase. La solita tiritera del suo immaginario da "cummenda" - l'ha bollata Antonio Fiore in un editoriale sul Corriere del Mezzogiorno - che vede Napoli così. Come una triste cartolina ingiallita. Un'offesa per la città. Programmi zero. Rosetta, invece, in queste ore cammina. Spiega le cose fatte e quelle da fare, il nuovo Prg, la costruzione dello stadio a Scampia per gli europei del 2012, 10mila nuove case. Il lavoro e il reddito di inserimento - cancellato dal governo Berlusconi - per 30mila famiglie che vivono sotto la soglia di povertà. Anche il suo avversario cammina, ma si è bruciato molte della sue carte. Si presentava come l'uomo dell'antipolitica pronto a sacrificarsi per la sua Napoli, ma ha chiesto un "paracadute" a Forza Italia: la candidatura al Senato, numero due. Dopo l'ex ministro dell'Interno Pisanu. Parla di trasparenza e di legalità, ma il suo più grande sponsor nel centrodestra è Alfredo Vito. Sì, proprio lui: mister centomila preferenze ai tempi d'oro del rapace pentapartito. Il Buscetta della tangentopoli napoletana. L'uomo che per primo svelò il sistema della corruzione a Napoli e in Campania. Restituì qualche miliardo di lire e promise che mai più sarebbe ritornato in politica. Promessa non mantenuta. Vito lo abbiamo visto all'opera nella mefitica commissione Telekom Serbia. Era in ottimi rapporti con Antonio Volpe, uno degli spioni che insieme a Igor Marini confezionava dossier falsi contro Prodi e Fassino. Ora don Alfredo trasuda sdegno per le condizioni della sua città: «Il crimine dilaga, la trasparenza e la legalità amministrativa sono ricordi lontani…». Ha in mano l'intera campagna elettorale. È lui che decide oggi e che deciderà domani. Per l'ex questore Malvano ha pure coniato uno slogan che è tutto un programma: «RiprendiamoCi Napoli». Riprendiamoci, noi, quelli degli anni Ottanta, al plurale. Mamma mia: i napoletani tremano.