Coma Profondo

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Stimando Marco Travaglio, non posso che riportare pedestremente un articolo che a sua volta è stato ribattuto sul sito “Viva Marco Travaglio”.

L’articolo tratta in maniera sarcastica la norma circa la prescrizione di fatto per i reati contabili. Trattata anche da Nemo qui e qui.

Per stanare il furbetto che ha infilato il comma salvaladri nella Finanziaria, il sistema meno efficace è quello di spaventarlo con denunce alla Procura della Repubblica, come propone Di Pietro, o con indagini interne a tappeto, come suggerisce Prodi. Molto meglio usare la legge sui pentiti, promettendogli l'immunità in cambio della piena confessione. Così rassicurato, il furbetto salterà fuori, farà i nomi dei complici e dei mandanti. Ma, prima di lasciarlo andare, bisognerà strappargli un'ultima promessa: quella di dedicarsi per tutto il 2007 a ripetere la furbata infilando di soppiatto nelle leggi più insospettabili una serie di commi copiati dal programma dell'Unione, facendoli approvare dagli ignari colleghi parlamentari. Solo di nascosto, infatti, possiamo sperare che vengano cancellate le leggi vergogna, delle quali né Prodi né i teorici dell'arrapante "fase 2" né gli strateghi dell'appassionante Partito democratico né la formidabile "sinistra radicale" parlano più da mesi. Si vota la riforma della pesca d'acqua dolce e zac!, un minuto dopo si scopre che conteneva il comma 1239-sexties che dichiara ineleggibili i possessori di tv e giornali. Si approva la legge sulla coltivazione del trifoglio, poi salta fuori un codicillo scritto con l'inchiostro simpatico: "Sono abrogate con effetto immediato le leggi Cirami, Cirielli e Pecorella". Passa la nuova normativa in materia di aquiloni e aeroplanini di carta ed ecco spuntare un emendamento clandestino che ripristina il falso in bilancio come reato di pericolo e porta la pena a 25 anni di carcere, come negli Usa. Il Parlamento licenzia la legge-quadro sui nani da giardino e trenta secondi dopo Bellachioma, che per ovvi motivi l'ha votata, si mette a strillare perché, fra le pieghe del testo, ha scovato una postilla in corpo 2 che fissa in una rete tv il tetto antitrust per gli editori privati, obbligando Mediaset a cedere Rete4 e Italia1. Le Camere votano il nuovo regolamento dei parrucchieri per signora, e questo reca una noticina a pie' di pagina che espelle i partiti dalla Rai, licenzia il Cda e affida la nomina del nuovo a un'Autorità eletta da giornalisti, artisti, produttori, autori, registi, maestranze e istituzioni culturali, con espresso divieto d'ingresso ai possessori di qualunque tessera, bocciofile escluse. I partiti approvano la legge anti-cellulite e all'interno qualcuno infila, in extremis, mezza riga che proibisce ai pregiudicati di candidarsi a qualsiasi elezione, nazionale o locale, e, quando defungono, proibisce ai comuni di dedicar loro strade, vicoli, piazze, calli e carrugi. La norma prevede anche la distribuzione gratuita in Parlamento, ma anche in tutt'Italia a cominciare dalle scuole, delle sentenze integrali sui politici colpevoli, cioè condannati o salvati dalla prescrizione o rei confessi, ma miracolati dai soliti cavilli da azzeccagarbugli. Il tutto, per evitare di leggere sui giornali dichiarazioni come quelle rilasciate negli ultimi giorni a proposito dell'annunciata "via Craxi" dall'ex sindacalista Giuliano Cazzola e da Bobo Craxi. Cazzola, sul Foglio, scrive restando serio che "Giuseppe Mazzini morì a Pisa sotto falso nomem perché inseguito da sentenze definitive di condanna dei tribunali del Regno. Ora però in tutte le città d'Italia vi sono strade dedicate a lui". L'idea è parsa geniale all'acuto sottosegretario Bobo Craxi, che l'ha rilanciata in una intervista all'Unità: "Mazzini, quando morì a Londra, aveva sulla testa accuse di strage e omicidio". Peccato che Mazzini era un rivoluzionario e si batteva contro un regime che riteneva ingiusto, la monarchia assoluta. Craxi, premier per quattro anni, fu uno dei principali rappresentanti della Repubblica Italiana, le cui leggi violò per vent'anni, salvo poi fuggire all'estero per sottrarsi alla giustizia del suo paese che l'aveva condannato non per reati politici. Ma per corruzione. Cioè perché rubava. Bobo spiega però che, ai tempi di Mani Pulite, "c'erano mascalzoni e brave persone tra i giudici e tra i ladri". Mascalzoni tra i giudici ce n'erano senz' altro: per esempio Squillante, che infatti era amico e consulente giuridico di suo padre. Più difficile, invece, individuare le brave persone tra i ladri. Ma possiamo assicurare che c'erano e ci sono pure brave persone che non rubano. Anche se qualcuno, comprensibilmente, non ha mai avuto la fortuna di conoscerne una.

Bhè, da il quadro più o meno comico (ormai “Non ci resta che piangere…”) del panorama politico/sociale di quest’italietta. Dove si va avanti a furbizie e sotterfugi. Quasi quasi mi viene da sperare che le parole di Travaglio si avverino: per lo meno avremo provvedimenti seri, anche se in una maniera quasi Arlecchinesca. Ma… ci siamo assuefatti ormai, no?