Travaglio su Calciopoli
Chiagni e Fotti di Travaglio Marco Unità, 8 luglio 2006 Il Grande Piagnisteo è cominciato. Meno di due mesi dopo l’esplodere di Calciopoli, sbiadito il ricordo delle intercettazioni, politici di chiara fama e fame lacrimano copiosamente sulle sorti di Juve, Milan, Fiorentina e Lazio. L‘impresa pare disperata, essendo gli argomenti delle difese un po’ meno credibili di quelli dell‘avvocato Taormina. La Juve sostiene che Moggi non era un dirigente, ma un passante. Giraudo racconta che il calcio è «un mondo border line» (infatti lui era uno dei capi) e «bisogna pur difendersi» (e da chi? dall‘Albinoleffe?). Bellachioma assicura: «Galliani è la persona più trasparente che io conosca» (il che è vero: le altre sono Previti e Dell‘Utri). I legali rossoneri dipingono Meani, addetto agli arbitri, come un seminfermo di mente incapace di intendere e volere, ma non spiegano perché mai Galliani avesse scelto uno così. Lotito-Lolito rivela: «Io alla Lazio ho portato il cappellano» e, se telefonava alla Figc, «era per chiedere che gli arbitri non facessero errori» (bastava uno squillo e gli errori sparivano). De Santis parla di «diritti umani calpestati », manco fosse ad Abu Ghraib. Della Valle denuncia i «tempi troppo stretti» del processo: è la parola d’ordine di tutti gli aspiranti impuniti. Come se la scadenza di fine luglio fosse un pallino di Borrelli, Ruperto, Palazzi e Guido Rossi. Invece l’ha imposta l‘Uefa, che entro luglio deve stilare i calendari delle coppe. Lorsignori vogliono tempi più lunghi? Rinuncino alle coppe, con i miliardi della tv e degli incassi, e il processo potrà durare sino a ferragosto. Se poi rinunciano pure al campionato, si va avanti anche un anno. I tempi stretti sono una concessione agli imputati, che vogliono la botte piena e la moglie ubriaca, non un‘imposizione giacobina. È curioso che i tanti salici piangenti fingano di ignorarlo. E non si comprende cosa intendano gli on. avv. Calvi, Pecorella e Pisapia quando lamentano che «la difesa non può interloquire». Che stan facendo da un mese deferiti e avvocati, prima con Borrelli e poi con la Caf? Interloquiscono eccome. Il guaio è che non hanno niente da dire, se non che «così facevan tutti» e che al telefono si scherzava. È stupefacente poi che insigni giuristi confondano il processo penale con quello sportivo, dove l’onere della prova è invertito (non è l‘accusa a dover dimostrare la colpevolezza degli incolpati: sono gl‘incolpati a dover provare la propria innocenza). Le regole del calcio sono queste, si è sempre fatto così, molti club medio-piccoli sono retrocessi in base a queste norme: perché mai non dovrebbero valere ora per i grandi? I grandi oltretutto godono di appoggi politici sconosciuti ai medio-piccoli. La Juve ha un apposito club di lobbisti in Parlamento, capitanato dall‘ineffabile on. Buglio (Zebra nel Pugno) che vaneggia di «giustizialismo, gogna mediatica, giustizia sommaria, vizio politico» e altre baggianate. Il Milan, oltre al rifondarolo Piero Sansonetti che lacrima ogni sera in tv per il povero Diavolo perseguitato, ha un intero partito ai suoi piedi: è intervenuto persino James Bondi, che non distingue un pallone da un paracarro. Il forzista on. Paniz, juventino nel calcio e berlusconiano nella vita, chiede dal primo giorno l’amnistia per Calciopoli. All’inizio tutti ridevano; ora fioccano le prime adesioni, con la scusa dei Mondiali. Strepitosa quella del margherito Carra: sì all‘amnistia, ma «fra un anno». Poteva mancare il ministro della Clemenza Mastella? No che non poteva: l’amico di Berlusconi, poi di Moggi, poi di Della Valle confida al Corriere: «Capisco chi chiede l’amnistia, la chiedono la maggior parte dei tifosi». E, se lo dice lui, dev‘essere vero: «Il processo è come l’arena del Colosseo»; Guido Rossi non gli piace (sarebbe strano il contrario); e poi «non è giusto che Del Piero, Cannavaro e altri giochino in serie C» (non sa che, se la Juve va in C, Cannavaro e altri scappano). L‘Oscar del piagnisteo spetterebbe di diritto a lui, se non arrivasse Piero Ostellino, habituè della tribuna vip moggiana, a spiegare in mezza pagina di Corriere che il processo «è un mostro giuridico» e rischia di scivolare nella «responsabilità oggettiva dei processi staliniani». Non sa, il pover‘uomo, che la responsabilità oggettiva è dalla notte dei tempi il pilastro della giustizia sportiva. Ma, per quanto difficile possa sembrare, c‘è persino chi lo supera. Il forzista bianconero Crosetto parla di «metodi da Gestapo». E il forzista romanista Cicchitto sostiene che «mandano la Juve in C per poter mandare il Milan in B». Era meglio quando tifava per il Castiglion Fibocchi.
Source, Viva Marco Travaglio.